La psicologia sistemica analizza la relazione educativa partendo da due presupposti: tutto è comunicazione e il mondo psichico è un sistema, ossia una totalità nella quale il mutamento di una parte influenza tutte le altre. Secondo Paul Watzlawick, per spiegare un singolo fenomeno occorre prendere in considerazione tutto il contesto.
L'educatore, nel contesto della classe,deve favorire la riorganizzazzione interna ogni volta che un nuovo elemento turba l'equilibrio precedente.
Nel gruppo l'insegnante deve individuare le persone-chiave, il cui mutamento di atteggiamento rende possibile il mutamento collettivo.
Ogni volta che un problema viene risolto, si crea un nuovo tipo di stabilità dinamica, una nuova organizzazione cognitiva, una diminuzione dell'ansia e un'accresciuta autostima.
giovedì 28 settembre 2017
LA TEORIA UMANISTA
La psicologia umanista prende in esame il comportamento del docente e i suoi effetti sull'alunno. Ispirandosi a questo approccio, un insegnamento, per risultare efficace e significativo, deve essere flessibile e spostare il suo interesse dai contenuti al protagonista della relazione educativa: l'alunno.
Una pratica didattica ispirata alla teoria umanista, secondo Rogers, richiede tre atteggiamenti-chave:
-autenticità o congruenza;
-considerazione positiva incondizionata;
-comprensione empatica;
Questi atteggiamenti sono in stretto rapporto tra loro: l'educatore deve porsi dal punto di vista dell'allievo (empatia), senza formulare giudizi perentori o imporre cambiamenti di comportamento (considerazione positiva incondizionata) per condurre l'allievo a conoscere se stesso e a stabilire una continuità (congruenza) tra l'immagine di sè e le proprie esperienza, divenendo più autentico e genuino.
Una pratica didattica ispirata alla teoria umanista, secondo Rogers, richiede tre atteggiamenti-chave:
-autenticità o congruenza;
-considerazione positiva incondizionata;
-comprensione empatica;
Questi atteggiamenti sono in stretto rapporto tra loro: l'educatore deve porsi dal punto di vista dell'allievo (empatia), senza formulare giudizi perentori o imporre cambiamenti di comportamento (considerazione positiva incondizionata) per condurre l'allievo a conoscere se stesso e a stabilire una continuità (congruenza) tra l'immagine di sè e le proprie esperienza, divenendo più autentico e genuino.
LA TEORIA PSICOANALISTA
Secondo la psicoanalisi la classe è il campo di un incontro/scontro di forze inconsce, che emergono attraverso una grande varietà di sintomi: insuccessi scolastici, forme di mutismo...
La la psicoanalisi invita a interpretare tali sintomi e a ricercare le cause profonde che ne sono all'origine. Per esempio, mette in luce i fenomeni di transfert, con i quali, a scuola, i ragazzi proiettano sull'insegnante le dinamiche del rapporto con i loro genitori. L'immagine di sé, infatti, si costituisce attraverso un lungo percorso, a partire dal rapporto con la madre e con altre figure di riferimento.
La psicoanalisi offre agli insegnanti strumenti utili per capire non solo gli studenti, ma anche se stessi, così il maestro più rispondere adeguatamente ai comportamenti inconsci del bambino e dell'adolescente e aiutarlo a risolvere le difficoltà eventualmente incontrate.
La la psicoanalisi invita a interpretare tali sintomi e a ricercare le cause profonde che ne sono all'origine. Per esempio, mette in luce i fenomeni di transfert, con i quali, a scuola, i ragazzi proiettano sull'insegnante le dinamiche del rapporto con i loro genitori. L'immagine di sé, infatti, si costituisce attraverso un lungo percorso, a partire dal rapporto con la madre e con altre figure di riferimento.
La psicoanalisi offre agli insegnanti strumenti utili per capire non solo gli studenti, ma anche se stessi, così il maestro più rispondere adeguatamente ai comportamenti inconsci del bambino e dell'adolescente e aiutarlo a risolvere le difficoltà eventualmente incontrate.
venerdì 28 aprile 2017
BAMBINI CRESCIUTI DA ANIMALI
Gli Enfant Sauvage o Feral Child ,
sono i ragazzi o bambini “selvaggi”, dove con questo termine si
intendono quei neonati, bambini e ragazzi che sono stati abbandonati
nella giungla o in altre situazioni di natura estrema e che sono
cresciuti senza alcun contatto con l’essere umano, ma adottati da
animali.
Questo mondo nascosto si snoda all’ombra di zone poco conosciute e selvagge dove troppo spesso l’essere umano e gli animali sono al centro di un conflitto che vede l’uomo come unico vincitore e racchiude un tesoro silenzioso e prezioso: il segreto dell’accudimento e della cura, la forza vitale ed il riconoscimento del cucciolo, di qualsiasi specie esso sia.
STORIE DI BAMBINI:
Questo mondo nascosto si snoda all’ombra di zone poco conosciute e selvagge dove troppo spesso l’essere umano e gli animali sono al centro di un conflitto che vede l’uomo come unico vincitore e racchiude un tesoro silenzioso e prezioso: il segreto dell’accudimento e della cura, la forza vitale ed il riconoscimento del cucciolo, di qualsiasi specie esso sia.
STORIE DI BAMBINI:
Nel 1845 una bambina fu vista correre a quattro zampe con un branco di lupi che attaccavano un gregge di capre. Un anno dopo è stata vista con dei lupi mentre mangiava insieme a loro una capra. Fu catturata, ma riuscì a fuggire. Nel 1852, fu avvistata ancora una volta mentre accudiva due cuccioli di lupo, ma fuggì nel bosco. Non fu più vista.
Oxana è stata trovata viva insieme a dei cani in un recinto nel 1991. Aveva otto anni e aveva vissuto con i cani per sei anni. I suoi genitori erano alcolizzati e una notte l’avevano lasciata fuori. In cerca di calore, la bambina di tre anni raggiunse il canile della fattoria e si rannicchiò con i cani meticci, un atto che probabilmente le salvò la vita. Quando fu trovata, si comportava più come un cane che come una bambina. Correva a quattro zampe, ansimava con la lingua di fuori, mostrava i denti e abbaiava. A causa della mancanza di interazione umana, conosceva solo le parole “sì” e “no”.
La terapia intensiva ha aiutato Oxana ad imparare le nozioni sociali e verbali di base, ma solo con la capacità di una bambina di cinque anni. Ora ha 30 anni, vive in una clinica a Odessa e lavora con gli animali della fattoria dell’ospedale sotto la supervisione dei suoi assistenti.
La terapia intensiva ha aiutato Oxana ad imparare le nozioni sociali e verbali di base, ma solo con la capacità di una bambina di cinque anni. Ora ha 30 anni, vive in una clinica a Odessa e lavora con gli animali della fattoria dell’ospedale sotto la supervisione dei suoi assistenti.
martedì 25 aprile 2017
LE TEORIE SULLA NASCITA DEL LINGUAGGIO
Per spiegare l'origine e lo sviluppo del linguaggio, sono state proposte molte teorie. Gli elementi intorno a cui verte la discussione riguardano il ruolo dell'ambiente e delle componenti innate, nonchè l'interlocutore a cui si rivolge il bambino, ossia se stesso o gli altri.
Burrhus Skinner sostiene che il linguaggio, viene appreso mediante il condizionamento operante, ossia stimoli, reazioni e rinforzi che mantengono attivo un certo comportamento. L'apprendimento del linguaggio è quindi legato alla socializzazione.
Noam Chomsky sottolinea che bisogna ipotizzare che il bambino abbia in sè la capacità innata di comprendere la lingua madre e di riprodurla in modo corretto. Ciò costituisce una sorta di sistema incorporto, l'apparato di acquisizione del linguaggio, si tratta di un insieme di capacità che permettono al bambino di apprendere qualsiasi lingua.
Secondo Jean Piaget il bambino impara a parlare nella fase del cosiddetto egocentrismo infantile, durante la quale è centrato su se stesso e non sa ancora interagire con gli altri. Il bambino non parla agli altrio bambini, ma a se stesso, per organizzare il proprio pensiero e le proprie azioni.
Secondo Lev Vygotskij, il percorso è esattamente opposto: dapprima sorge il linguaggio comunicativo, come funzione interpsichica che mette in relazione le persone; sucessivamente, si sviluppa il linguaggio interiore o egocentrico come funzione intrapsichica, che permette di regolare dall'interno i processi cognitivi e il proprio comportamento.
Burrhus Skinner sostiene che il linguaggio, viene appreso mediante il condizionamento operante, ossia stimoli, reazioni e rinforzi che mantengono attivo un certo comportamento. L'apprendimento del linguaggio è quindi legato alla socializzazione.
Noam Chomsky sottolinea che bisogna ipotizzare che il bambino abbia in sè la capacità innata di comprendere la lingua madre e di riprodurla in modo corretto. Ciò costituisce una sorta di sistema incorporto, l'apparato di acquisizione del linguaggio, si tratta di un insieme di capacità che permettono al bambino di apprendere qualsiasi lingua.
Secondo Jean Piaget il bambino impara a parlare nella fase del cosiddetto egocentrismo infantile, durante la quale è centrato su se stesso e non sa ancora interagire con gli altri. Il bambino non parla agli altrio bambini, ma a se stesso, per organizzare il proprio pensiero e le proprie azioni.
Secondo Lev Vygotskij, il percorso è esattamente opposto: dapprima sorge il linguaggio comunicativo, come funzione interpsichica che mette in relazione le persone; sucessivamente, si sviluppa il linguaggio interiore o egocentrico come funzione intrapsichica, che permette di regolare dall'interno i processi cognitivi e il proprio comportamento.
L'APPRENDIMENTO DEL LINGUAGGIO
Proprio perchè il linguaggio è una facoltà molto complessa, il bambino impara a parlare molto lentamente.
Occorremolto tempo, perchè il bambino arrivi a modulare correttamente i suonie a selezionare quelli della lingua del paese in cui vive. Le fasi di sviluppo di un bambino:
-Alla nasciata un bambino pronuncia due suoni, suoni vegetativi, come singhiozzi e starnuti e suoni vacalici, come gemiti o gridi
-Verso i 2 mesi il bambino comincia a emettere il verso del tubare, che consiste in suoni simili alle consonanti
-Intorno ai 5/6 mesi ha inizio la lallazione, cioè la ripetizione variata di più sillabe
-Alle prime parole il bambino giunge tra i 12 e i 18 mesi, è la fase del linguaggio olofrastico, costituito da singole parole
-Tra i 18 e i 24 mesi il bambino arriva alle frasi binarie costituite da due parole
-TRA i 24 e i 30, il bambino pronuncia frasi di tre parole, chiamate frasi telegrafiche, perchè sono brevi
-Tra i 2 e i 6 anni vengono compiuti grandi progressi. L'apprendimento delle regole è dimostrato anche dall'uso improprio della grammatica, chiamato ipercorrettismo
Occorremolto tempo, perchè il bambino arrivi a modulare correttamente i suonie a selezionare quelli della lingua del paese in cui vive. Le fasi di sviluppo di un bambino:
-Alla nasciata un bambino pronuncia due suoni, suoni vegetativi, come singhiozzi e starnuti e suoni vacalici, come gemiti o gridi
-Verso i 2 mesi il bambino comincia a emettere il verso del tubare, che consiste in suoni simili alle consonanti
-Intorno ai 5/6 mesi ha inizio la lallazione, cioè la ripetizione variata di più sillabe
-Alle prime parole il bambino giunge tra i 12 e i 18 mesi, è la fase del linguaggio olofrastico, costituito da singole parole
-Tra i 18 e i 24 mesi il bambino arriva alle frasi binarie costituite da due parole
-TRA i 24 e i 30, il bambino pronuncia frasi di tre parole, chiamate frasi telegrafiche, perchè sono brevi
-Tra i 2 e i 6 anni vengono compiuti grandi progressi. L'apprendimento delle regole è dimostrato anche dall'uso improprio della grammatica, chiamato ipercorrettismo
IL LINGUAGGIO VERBALE
Il linguaggio verbale, è infinitamente il linguaggio il più complesso dei linguaggi sonori, visivi e chimici degli animali. Il linguaggio umano è appreso (non è innato come in certe specie animali) ed è in continua evoluzione ( cambia nell'arco degli anni). Il nostro linguaggio si può riferire a casi astratti e questo è reso possibile dalla capacità di astrazione, in base alla quale gli uomini fanno uso di simboli e concetti.
I suoni elementari sono;
-I fonemi, cioè le singole vocali e consonanti
-I morfemi, cioè i primi raggruppamenti di fonemi
Le parole sono raggruppamenti di più fonemi e le frasi, riuniscono più parole in unità superiori dotate di un significato.
La sequenza sonora delle parole rappresenta la struttura superficiale, mentre il significato è la struttura profonda. Il collegamento fra le due strutture, è reso possibile dall'applicazione delle cosiddette regole di trasformazione, ossia dall'uso della grammatica.
I suoni elementari sono;
-I fonemi, cioè le singole vocali e consonanti
-I morfemi, cioè i primi raggruppamenti di fonemi
Le parole sono raggruppamenti di più fonemi e le frasi, riuniscono più parole in unità superiori dotate di un significato.
La sequenza sonora delle parole rappresenta la struttura superficiale, mentre il significato è la struttura profonda. Il collegamento fra le due strutture, è reso possibile dall'applicazione delle cosiddette regole di trasformazione, ossia dall'uso della grammatica.
LA STRUTTURA DELLA COMUNICAZIONE
Gli esseri umani possono comunicare in tanti modi:
-Suoni (il suono di un fischietto, per indicare che la partita sta iniziando)
-Gesti, espressioni, immagini, colori (il rosso del semaforo)
-Odori ( un certo tipo di profumo)
A tutti questi segni viene attribuito un significato. Per comprendere quali sono gli elementi coinvolti nella comunicazione, possiamo adottare il modello elaborato da Roman Jakobson, che riguarda in particolare la comunicazione verbale.
Secondo questo modello, il mittente, ovvero colui che invia le informazioni, trasmette un messaggio a un destinatario o ricevente, utilizzando un codice che deve essere condiviso da entrambi le parti. Il mittente codifica il messaggio, ossia organizza le informazioni secondo le regole del codice che ha scelto. Il ricevente lo decodifica, ossia lo interpreta sulla base del medesimo codice.
Il mittente e il destinatario sfruttano un canale, cioè un mezzo fisico che trasporta le informazioni. Il messaggio riguarda sempre un determinato oggetto, cioè il referente, e viene rivolto all'interno di una certa situazione comunicativa, chiamata contesto.
-Suoni (il suono di un fischietto, per indicare che la partita sta iniziando)
-Gesti, espressioni, immagini, colori (il rosso del semaforo)
-Odori ( un certo tipo di profumo)
A tutti questi segni viene attribuito un significato. Per comprendere quali sono gli elementi coinvolti nella comunicazione, possiamo adottare il modello elaborato da Roman Jakobson, che riguarda in particolare la comunicazione verbale.
Secondo questo modello, il mittente, ovvero colui che invia le informazioni, trasmette un messaggio a un destinatario o ricevente, utilizzando un codice che deve essere condiviso da entrambi le parti. Il mittente codifica il messaggio, ossia organizza le informazioni secondo le regole del codice che ha scelto. Il ricevente lo decodifica, ossia lo interpreta sulla base del medesimo codice.
Il mittente e il destinatario sfruttano un canale, cioè un mezzo fisico che trasporta le informazioni. Il messaggio riguarda sempre un determinato oggetto, cioè il referente, e viene rivolto all'interno di una certa situazione comunicativa, chiamata contesto.
CHE COSA è LA COMUNICAZIONE E PERCHè SI COMUNICA
La comunicazione è uno scambio di messaggi. Gli organismi viventi comunicano tra di loro con mezzi differenti tra di loro. Comunicare, infatti, è un'attività fondamentale che garantisce l'adattamento all'ambiente.
Nella specie umana la comunicazione è particolarmente complessa, perché deve trasmettere informazioni molto articolate e complicate.
Per gli esseri umani, che vivono in costante relazione gli uni con gli altri, comunicare è un'esigenza quotidiana e benché comunicare all'apparenza sembra un'azione molto facile, in realtà richiede competenze che si sono sviluppate nel corso della vita di ciascuno.
Nella specie umana la comunicazione è particolarmente complessa, perché deve trasmettere informazioni molto articolate e complicate.
Per gli esseri umani, che vivono in costante relazione gli uni con gli altri, comunicare è un'esigenza quotidiana e benché comunicare all'apparenza sembra un'azione molto facile, in realtà richiede competenze che si sono sviluppate nel corso della vita di ciascuno.
domenica 23 aprile 2017
LE PATOLOGIE DELLA MEMORIA
La dimenticanza è talvolta provocata da cause patologiche, da malattie della memoria, raggruppate sotto il nome di amnesia, che comporta una diminuzione più o meno grave della capacità di ricordare. Le cause dell'amnesia possono essere organiche, psicologiche o determinate dall'avanzare dell'età.
-Amnesie organiche: possono essere dovute a traumi che danneggiano un'area del cervello. Causano nel rievocare eventi o rendono difficile la fissazione di eventi succesivi al trauma.
-Amnesie psicogene: secondo il padre della psicoanalisi, l'amnesia infantile nasconde gli episodi della sessualià infantile, ma esistono anche forme di amnesia successive, come l'amnesia isterica, cioe uno stimolo nevrotico che induce il soggetto a dimeticare cio che non vuole ricordare.
-Amnesie senili: legate all'invecchiamento.
Una malattia che determina un deficit della memoria è il morbo di Alzheimer, che si diffonde sempre di più con il progressivo innalzarsi dell'età media.
-Amnesie organiche: possono essere dovute a traumi che danneggiano un'area del cervello. Causano nel rievocare eventi o rendono difficile la fissazione di eventi succesivi al trauma.
-Amnesie psicogene: secondo il padre della psicoanalisi, l'amnesia infantile nasconde gli episodi della sessualià infantile, ma esistono anche forme di amnesia successive, come l'amnesia isterica, cioe uno stimolo nevrotico che induce il soggetto a dimeticare cio che non vuole ricordare.
-Amnesie senili: legate all'invecchiamento.
Una malattia che determina un deficit della memoria è il morbo di Alzheimer, che si diffonde sempre di più con il progressivo innalzarsi dell'età media.
LA MEMORIA ABREVE E A LUNGO TERMINE
Nella memoria a breve tempo (MBT) vengono processati i dati raccolti in un tempo inferiore ai 30 secondi. Possiamo distinguere due tipi di memoria a breve tempo:
-La memoria fonologica, che può ottenere mediamente sette elementi.
-La memoria visuospaziale, che riguarda la forma degli oggetti e la loro posizione nello spazio.
Nella memoria a lungo termine (MLT) l'informazione diventa una vera e propria traccia mnestica o ricordo, che può essere trattenuta per alcuni minuti o per decine di anni. La memoria a lungo termine si divide in due categorie, la memoria esplicita e la memoria implicita.
Nella memoria esplicita o consapevole o dichiarativa riguarda tutto ciò che il soggetto può descrivere consapevolmente. Si divide in:
-Memoria episodica o autobiografica, cioè il ricordo di eventi trascorsi della propria vita.
-Memoria semantica, ossia le conoscenze apprese.
-Memoria emozionale, che è il ricordo di emozioni, piacevoli o spiacevoli, legate a particolari eventi.
La memoria implicita o procedurale, immagazzina le conoscenze, le sequenze di movimenti che utilizziamo più spesso.
-La memoria fonologica, che può ottenere mediamente sette elementi.
-La memoria visuospaziale, che riguarda la forma degli oggetti e la loro posizione nello spazio.
Nella memoria a lungo termine (MLT) l'informazione diventa una vera e propria traccia mnestica o ricordo, che può essere trattenuta per alcuni minuti o per decine di anni. La memoria a lungo termine si divide in due categorie, la memoria esplicita e la memoria implicita.
Nella memoria esplicita o consapevole o dichiarativa riguarda tutto ciò che il soggetto può descrivere consapevolmente. Si divide in:
-Memoria episodica o autobiografica, cioè il ricordo di eventi trascorsi della propria vita.
-Memoria semantica, ossia le conoscenze apprese.
-Memoria emozionale, che è il ricordo di emozioni, piacevoli o spiacevoli, legate a particolari eventi.
La memoria implicita o procedurale, immagazzina le conoscenze, le sequenze di movimenti che utilizziamo più spesso.
LA MEMORIA SENSORIALE
La prima e più immediata forma di memoria è la memoria sensoriale, ossia la registrazione di quanto è percepito dai nostri sensi.
Esistono tanti tipi di memoria quanti sono i canali sensoriali, ciascuno con le proprie particolarità. I più studiati sono:
-La memoria visiva o iconica, che ha una durata di circa 0,25 secondi: se osserviamo un oggetto e poi chiudiamo le palpebre esso ci rimarrà impresso ancora per o,25 secondi.
-La memoria uditiva e ecoica, la cui traccia sonora dura circa 2 secondi e decade se l'attenzione viene meno.
La memoria sensoriale, così breve, è considerata solo il confine tra percezione e memoria.
Esistono tanti tipi di memoria quanti sono i canali sensoriali, ciascuno con le proprie particolarità. I più studiati sono:
-La memoria visiva o iconica, che ha una durata di circa 0,25 secondi: se osserviamo un oggetto e poi chiudiamo le palpebre esso ci rimarrà impresso ancora per o,25 secondi.
-La memoria uditiva e ecoica, la cui traccia sonora dura circa 2 secondi e decade se l'attenzione viene meno.
La memoria sensoriale, così breve, è considerata solo il confine tra percezione e memoria.
IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE DI SKINNER
I casi analizzati da Pavlov e Watson sono semplici riflessi e comportamenti rispondenti, ovvero risposte passive, con le quali non si apprendono nuove capacità.
Skinner si è occupato sopratutto dei comportamenti operanti, con esperimenti basati su ratti e piccioni, a cui i risultati ha esteso su esseri umani. Egli ha elaborato la Skinner box. All'interno di una gabbietta un piccione o un ratto, abbassando casualmente una levetta ottengono il cibo. L'animale sarà così condizionato a premere di nuovo la leva per poter mangiare: ma, in questo caso, l'operazione non sarà più casuale, bensì consapevole.
Questa forma di apprendimento è chiamato apprendimento per rinforzo ed è basata su premi e punizioni.
La caduta del cibo rappresenta l'evento rinforzante; l'abbassamento intenzionale della levetta è chiamato operante rinforzato. Questo processo di condizionamento viene chiamato operante o strumentale per poter essere distinto dal condizionamento classico, quello studiato da Pavlov e Watson.
Skinner si è occupato sopratutto dei comportamenti operanti, con esperimenti basati su ratti e piccioni, a cui i risultati ha esteso su esseri umani. Egli ha elaborato la Skinner box. All'interno di una gabbietta un piccione o un ratto, abbassando casualmente una levetta ottengono il cibo. L'animale sarà così condizionato a premere di nuovo la leva per poter mangiare: ma, in questo caso, l'operazione non sarà più casuale, bensì consapevole.
Questa forma di apprendimento è chiamato apprendimento per rinforzo ed è basata su premi e punizioni.
La caduta del cibo rappresenta l'evento rinforzante; l'abbassamento intenzionale della levetta è chiamato operante rinforzato. Questo processo di condizionamento viene chiamato operante o strumentale per poter essere distinto dal condizionamento classico, quello studiato da Pavlov e Watson.
IL COMPORTAMENTISMO DI WATSON
I risultati ottenuti da Pavlov sono stati applicati a John Watson. Dai suoi studi è nato il comportamentismo, una corrente di pensiero secondo la quale il comportamento è il frutto di un condizionamento dell'ambiente: noi impariamo ad associare una certa risposta a uno stimolo ricevuto (S/R).
Watson ha compiuto esperimenti di condizionamento, anche su bambini, ed è rimasto nella storia l'esperimento del 1920 su suo figlio Albert.
-Mentre Albert (di solo un anno di età) giocava con un topolino bianco, Watson e la moglie Rosalie provocano un forte rumore.
-Albert, spaventato dal rumore grida.
-Successivamente Albert grida alla sola vista del topolino bianco.
-In seguito Albert generalizza la risposta e si spaventa in presenza di altri animali dal pelo bianco.
Sulla base di esperimenti come questo l'apprendimento è considerato un processo automatico. Questa posizione è definita ambientalista, perché la situazione dell'essere vivente dipende dalla natura che lo circonda.
Watson ha compiuto esperimenti di condizionamento, anche su bambini, ed è rimasto nella storia l'esperimento del 1920 su suo figlio Albert.
-Mentre Albert (di solo un anno di età) giocava con un topolino bianco, Watson e la moglie Rosalie provocano un forte rumore.
-Albert, spaventato dal rumore grida.
-Successivamente Albert grida alla sola vista del topolino bianco.
-In seguito Albert generalizza la risposta e si spaventa in presenza di altri animali dal pelo bianco.
Sulla base di esperimenti come questo l'apprendimento è considerato un processo automatico. Questa posizione è definita ambientalista, perché la situazione dell'essere vivente dipende dalla natura che lo circonda.
I RIFLESSI CONDIZIONATI DI PAVLOV
Allo studio dei riflessi condizionati, ha impulso il fisiologo ed etologo Ivan Pavlov, che è rimasto famoso il suo esperimento sui cani.
-All'inizio Pavlov aziona un campanello e non rileva nessuna secrezione salivare nel cane.
-Successivamente fornisce al cane una porzione di carne e, secondo una risposta naturale, il cane inizia a salivare.
-Pavlov associa quindi la somministrazione del cibo con il suono di un campanello: ogni volta che il cane riceve cibo, il campanello viene azionato.
-Da quel momento e per un certo periodo di tempo il cane saliva al suono del campanello, pur non ricevendo il cibo.
Il cane è stato così condizionato a rispondere a uno stimolo. Questo tipo di risposta è un riflesso condizionato. Il termine condizionato segnala un'associazione nuova, che è stata appresa, tra stimolo e risposta.
-All'inizio Pavlov aziona un campanello e non rileva nessuna secrezione salivare nel cane.
-Successivamente fornisce al cane una porzione di carne e, secondo una risposta naturale, il cane inizia a salivare.
-Pavlov associa quindi la somministrazione del cibo con il suono di un campanello: ogni volta che il cane riceve cibo, il campanello viene azionato.
-Da quel momento e per un certo periodo di tempo il cane saliva al suono del campanello, pur non ricevendo il cibo.
Il cane è stato così condizionato a rispondere a uno stimolo. Questo tipo di risposta è un riflesso condizionato. Il termine condizionato segnala un'associazione nuova, che è stata appresa, tra stimolo e risposta.
venerdì 24 marzo 2017
I RIFLESSI INNATI
L'apprendimento è il mezzo con cui gli esseri umani imparano le proprie conoscenze e sviluppano le proprie capacità. Gli essere umani, a differenza di tanti animali, come la gazzella che da poche ore dal parto corre già, nascono quasi del tutto privi di conoscenze innate. Le poche conoscenze istintuali di un neonato sono riflessi innati, indispensabili per affrontare i primi momenti di vita. I riflessi innati sono risposte fisiologiche, non apprese, a uno stimolo.
Alcuni di questi sono fondamentali per la nutrizione:
ES. Un neonato tende a succhiare un dito che viene avvicinato alle sue labbra, come fosse il capezzolo della madre
Altri riflessi svolgono una funzione protettiva:
ES. Un neonato chiude gli occhi quando sente un rumore forte o viene colpito da una luce intensa
Nel corso degli anni, gli esseri umani sviluppano altri riflessi per mezzo dell'apprendimento, a volte non consapevole, e a diventano risposte automatiche di fronte a determinati stimoli.
Alcuni di questi sono fondamentali per la nutrizione:
ES. Un neonato tende a succhiare un dito che viene avvicinato alle sue labbra, come fosse il capezzolo della madre
Altri riflessi svolgono una funzione protettiva:
ES. Un neonato chiude gli occhi quando sente un rumore forte o viene colpito da una luce intensa
Nel corso degli anni, gli esseri umani sviluppano altri riflessi per mezzo dell'apprendimento, a volte non consapevole, e a diventano risposte automatiche di fronte a determinati stimoli.
venerdì 3 febbraio 2017
GLI ERRORI PERCETTIVI
Nel tentativo di rielaborare e correggere i dati dei sensi, possiamo talvolta cadere davvero in errore: è il caso delle illusioni percettive.
ALCUNE ILLUSIONI
Illusione di Ebbinghaus: si tratta della percezione apparente di un movimento, già studiata dagli psicologi della Gestalt come Wertheimer. La percezione del movimento è prodotta da una successione di immagini statiche
Frecce di Muller-Lyer: l'errore può dipendere dalla prospettiva
Triangolo di Kanizsa: vengono applicati rispettivamente i principi gestaltici della buona forma e della chiusura
ALCUNE ILLUSIONI
Illusione di Ebbinghaus: si tratta della percezione apparente di un movimento, già studiata dagli psicologi della Gestalt come Wertheimer. La percezione del movimento è prodotta da una successione di immagini statiche
Frecce di Muller-Lyer: l'errore può dipendere dalla prospettiva
LA COSTANZA PERCETTIVA
Un stratagemma messo in atto dal cervello mantiene la costanza percettiva.
Per esempio, noi sappiamo che un'auto ha una certa grandezza, ma vista da lontano, essa ci appare più piccola. Allora ricostruiamo le dimensioni reali basandoci sull'esperienza. Per questo i bambini piccoli, che conoscono di meno il mondo, scambiano facilmente l'immagine retinica con la realtà.
La costanza percettiva ci fornisce un'immagine stabile del mondo.
CI SONO VARI CASI DI COSTANZA PERCETTIVA
Costanza dell'oggetto: anche se le componenti di un soggetto si spostano le une rispetto alle altre, noi continuiamo a riconoscere il medesimo oggetto
Costanza di grandezza: quando un oggetto si allontana, cambia l'immagine retinica che ne abbiamo, ma correggiamo gli effetti della distanza utilizzando gli indizi della profondità
Costanza di forma: anche se un oggetto appare sotto un'altra angolazione, continuiamo a percepirne la forma corretta
Costanza di posizione: grazie all'esperienza, riconosciamo che un oggetto è sempre lo stesso anche se ci muoviamo attorno a esso e quindi cambia l'immagine che ne abbiamo
Costanza di luminosità e colore: se noi vediamo un'arancia prima alla luce del sole e poi scarsamente illuminata ci sembrerà sempre arancione, ma se ignoriamo il fatto che sia un'arancia, apparirà del colore corrispondente alla luce che la illumina
Per esempio, noi sappiamo che un'auto ha una certa grandezza, ma vista da lontano, essa ci appare più piccola. Allora ricostruiamo le dimensioni reali basandoci sull'esperienza. Per questo i bambini piccoli, che conoscono di meno il mondo, scambiano facilmente l'immagine retinica con la realtà.
La costanza percettiva ci fornisce un'immagine stabile del mondo.
CI SONO VARI CASI DI COSTANZA PERCETTIVA
Costanza dell'oggetto: anche se le componenti di un soggetto si spostano le une rispetto alle altre, noi continuiamo a riconoscere il medesimo oggetto
Costanza di grandezza: quando un oggetto si allontana, cambia l'immagine retinica che ne abbiamo, ma correggiamo gli effetti della distanza utilizzando gli indizi della profondità
Costanza di forma: anche se un oggetto appare sotto un'altra angolazione, continuiamo a percepirne la forma corretta
Costanza di posizione: grazie all'esperienza, riconosciamo che un oggetto è sempre lo stesso anche se ci muoviamo attorno a esso e quindi cambia l'immagine che ne abbiamo
Costanza di luminosità e colore: se noi vediamo un'arancia prima alla luce del sole e poi scarsamente illuminata ci sembrerà sempre arancione, ma se ignoriamo il fatto che sia un'arancia, apparirà del colore corrispondente alla luce che la illumina
martedì 31 gennaio 2017
LA PERCEZIONE DELLA PROFONDITà
Una caratteristica della vista è la percezione della profondità. Osservando l'ambiente, alcuni oggetti ci sembrano più grandi, altri più piccoli e altri uno affianco all'altro, quindi la realtà risulta tridimensionale. Quando le immagini arrivano sulla retina dell'occhio, sono appiattite, bidimensionali. Il nostro cervello, analizza le immagini su una base di indizi.
INDIZI FISIOLOGICI DI PROFONDITà
-Accomodazione: il cristallo, mette a fuoco la luce riflessa dagli oggetti, modificando la propria curvatura a seconda della loro distanza
-Divergenza binoculare:i nostri occhi sono a una certa distanza tra loro e per questo ciascuno invia un'immagine diversa al cervello, tanto più diversa quanto più l'oggetto è vicino
-Convergenza binoculare: per mettere a fuoco un oggetto, perché la sua immagine cada sulla fovea, gli occhi devono compiere una rotazione verso l'interno , più l'oggetto è vicino, maggiore sarà la rotazione
ALTRI TIPI DI INDIZI
Indizi pittorici: -grandezza
-interposizione
-ombreggiatura
Indizi prospettici: -posizione rispetto all'orizzonte
-prospettiva lineare
-prospettiva aerea
domenica 29 gennaio 2017
PERCEZIONE VISIVA E SCHEMI GESTALTICI
Il fenomeno della percezione visiva è stato studiato a lungo dalla Gestalt, che si pone la domanda: "perché le cose appaiono come appaiono?".
La Gestalt ha dimostrato che la percezione visiva svolge un ruolo creativo, è attiva, classifica e interpreta le sensazioni. Max Wertheimer (fondatore della scuola), ha individuato i principi del raggruppamento degli oggetti: si tratta di schemi innati (che collegano e organizzano i dati che riceviamo attraverso l'organo della vista).
I PRINCIPALI SONO:
-Vicinanza➡siamo portati a raggruppare oggetti vicini tra loro
-Somiglianza➡ raggruppiamo oggetti simili tra loro
-Continuità➡tendiamo a raggruppare gli oggetti che possono essere visti l'uno come continuazione dell'altro.
-Chiusura➡ raggruppiamo gli elementi in modo che formino una figura chiusa
-Pregnanza➡raggrupiamo gli elementi che possono costituire una figura semplice
-Buona forma➡raggruppiamo gli elementi per ottenere la figura più semplice
-Esperienza passata➡raggruppiamo gli elementi associati alla nostra esperienza precedente
Nell'applicare questi principi, la nostra mente distingue la figura, che attira la nostra attenzione dallo sfondo.
L'organizzazione figura-sfondo è un aspetto della percezione visiva.
Proprio perché la percezione si basa su principi innati, e su un'operazione selettiva di separazione della figura dallo sfondo, gli oggetti che vediamo sono, in una certa misura, "costruzioni" del nostro cervello.
La Gestalt ha dimostrato che la percezione visiva svolge un ruolo creativo, è attiva, classifica e interpreta le sensazioni. Max Wertheimer (fondatore della scuola), ha individuato i principi del raggruppamento degli oggetti: si tratta di schemi innati (che collegano e organizzano i dati che riceviamo attraverso l'organo della vista).
I PRINCIPALI SONO:
-Vicinanza➡siamo portati a raggruppare oggetti vicini tra loro
-Somiglianza➡ raggruppiamo oggetti simili tra loro
-Continuità➡tendiamo a raggruppare gli oggetti che possono essere visti l'uno come continuazione dell'altro.
-Chiusura➡ raggruppiamo gli elementi in modo che formino una figura chiusa
-Pregnanza➡raggrupiamo gli elementi che possono costituire una figura semplice
-Buona forma➡raggruppiamo gli elementi per ottenere la figura più semplice
-Esperienza passata➡raggruppiamo gli elementi associati alla nostra esperienza precedente
Nell'applicare questi principi, la nostra mente distingue la figura, che attira la nostra attenzione dallo sfondo.
L'organizzazione figura-sfondo è un aspetto della percezione visiva.
COME PERCEPIAMO IL MONDO
Il cervello e la mente sono la sede dei processi cognitivi. Nessuno di tali processi sarebbe possibile senza le sensazioni. ↓↓↓ (quando uno dei nostri organi di senso è colpito da uno stimolo fisico)
La sensazione, che possiede una sua qualità e un'intensità proporzionata all'intensità dello stimolo, raggiunge una determinata area del cervello.
Le varie sensazioni vengono unificate nel processo della percezione. Tutto questo avviene, se non esistono lesioni o "difetti" che possono disturbare i processi percettivi.
E' fondamentale allora il ruolo dell'attenzione, una sorta di filtro che seleziona gli stimoli a cui rispondere.
Attenzione⟶ consapevole
⬇ ↓↓↓ inconsapevole ES. Quando leggiamo
⬇
ES. Quando rispondiamo a una domanda dopo alcuni istanti
Un fattore importante è la limitatezza dei nostri sensi. Siamo in grado di dare unità e organicità alle nostre sensazioni, che ci presentano un mondo coerente.
La sensazione, che possiede una sua qualità e un'intensità proporzionata all'intensità dello stimolo, raggiunge una determinata area del cervello.
Le varie sensazioni vengono unificate nel processo della percezione. Tutto questo avviene, se non esistono lesioni o "difetti" che possono disturbare i processi percettivi.
E' fondamentale allora il ruolo dell'attenzione, una sorta di filtro che seleziona gli stimoli a cui rispondere.
Attenzione⟶ consapevole
⬇ ↓↓↓ inconsapevole ES. Quando leggiamo
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ES. Quando rispondiamo a una domanda dopo alcuni istanti
Un fattore importante è la limitatezza dei nostri sensi. Siamo in grado di dare unità e organicità alle nostre sensazioni, che ci presentano un mondo coerente.
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